L'Emilia-Romagna di fronte alla violenza politica e al terrorismo:
storia, didattica, memoria

1988

1988

 

16.04.1988

Forlì. Le Br uccidono il senatore democristiano Roberto Ruffilli, 52 anni, politologo, collaboratore per i problemi istituzionali dal presidente del Consiglio e segretario della DC Ciriaco De Mita. I killer gli sparano due proiettili alla nuca dopo averlo fatto inginocchiare. Il delitto avviene nell'abitazione del senatore, in via Diaz 116, poco dopo le 16. La rivendicazione a nome "Br per la costruzione del partito comunista combattente", giunge con una telefonata alla redazione bolognese de La Repubblica. Gli assassini sarebbero giunti da Roma con un furgone bianco e, camuffati da postini, si sarebbero fatti aprire la porta di casa dal senatore.

 

18.04.1988

Forlì. Grazie al contributo di alcuni testimoni, i due killer del senatore Ruffilli avrebbero un volto ed un nome: si tratterebbe di Giovanni Alimonti e Gregorio Scarfò, da tempo latitanti. Del gruppo avrebbero fatto parte anche due donne.

 

11.07.1988

Bologna. La Corte d'Assise emette la sentenza per la strage di Bologna (vedi 02.08.1980). Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco e Massimiliano Fachini sono condannati all'ergastolo. Dieci anni vengono inflitti a Gelli e Pazienza con l'accusa di calunnia, mentre Signorelli è assolto con formula dubitativa.

 

27.09.1988

Forlì. Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Forlì Roberto Mescolini chiede quattordici mandati di cattura nell'ambito dell’inchiesta sull'omicidio del senatore Ruffilli. Le indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare che la maggior parte delle persone che componevano la “colonna PCC" sono da ricercare tra gli arrestati nelle operazioni condotte dagli stessi militari a Milano e Roma. Tra le prove citate dal magistrato ci sono: la mitraglietta Skorpion trovata nel covo milanese di via Dogali; le impronte digitali rilevate sul furgone Fiorino e sulla Renault 18 utilizzati nell'attentato; documenti, timbri, ed altri materiali trovati nei covi romani del PCC.